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Funerali di Di Fazio: l'intervento di Trani, uno dei fondatori della Caponnetto

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Un vaso di terracotta in mezzo a vasi di ferro. L’estremo saluto ad un amico o ad un parente defunto rischia sempre di sfociare in retorica ed ipocrisia, riconoscendo all’uomo che ci ha lasciati, delle qualità che forse non gli appartenevano. Non è stato così per il compianto amico Benito Di Fazio, per il quale un semplice, accorato, sincero messaggio di saluto letto dall’amico Nicola Reale, in nome e per conto della famiglia Di Fazio, ha trovato in tutti i partecipanti alla cerimonia funebre una totale condivisione per le cose dette. Tutti tranne uno, il povero sacerdote della locale parrocchia comunale, evidentemente preoccupato per le reazioni di chissà chi rispetto ad alcune frasi tanto belle e chiare da non dare adito ad interpretazioni diverse:

“Hai subìto angherie, scherno, offese, minacce, che hai sopportato con quella dignità personale che ti ha sempre caratterizzato e che era uno dei segni distintivi del tuo animo. Fino a quella infame minaccia scritta nottetempo da qualche “eroe” sul muro della tua casa e che è servita solo a far capire agli sperlongani a quale punto la mentalità mafiosa fosse giunta ad inquinare la vita del paese”.

E ancora:

“E a 70 anni accettasti la sfida più difficile, la scommessa più rischiosa: quella di innestare nel tessuto sociale del tuo paese il tuo amore per la libertà; quella di sradicare il tuo paese da una mentalità politica medievale per portalo in quella cultura politica moderna, che garantisce ad ognuno la libertà di pensiero, di parola, e di azione, nel rigoroso rispetto dei princìpi di uguaglianza, di giustizia e di legalità. Volevi trasformare la vita politica di Sperlonga, portandola ad essere un paese dove per chiunque fosse normale poter salutare, poter parlare con il proprio avversario politico e dove la diversità di pensiero fosse il sale della democrazia. Il tuo sogno era quello di liberare questo paese dalla costrizione e dal controllo e per questo chiamasti la Lista con la quale ti candidasti a sindaco “Sperlonga Libera”.

 

In un paese NORMALE ci si aspetterebbe proprio dal sacerdote una netta presa di posizione rispetto a messaggi mafiosi nemmeno tanto subliminali come quello ricevuto dal defunto Benito. In un paese normale ci si aspetterebbe di sentire quelle frasi tutte le domeniche pronunciate dal pulpito, dal servitore di un Dio tanto misericordioso quanto assetato di giustizia, di amore e di rispetto del prossimo. In comuni dove la mafia è certificata, il sacerdote si dissocia immediatamente dagli inchini del Santo in processione davanti alla casa del boss di turno. A Sperlonga invece, accade il contrario: il servitore di Dio si preoccupa di dissociarsi pubblicamente da quelle belle frasi che sarebbero appartenute in circostanze analoghe a sacerdoti come Don Giuseppe Puglisi, don Cesare Boschin, don Giuseppe Diana. Ieri, quelle frasi hanno indignato il don Abbondio di Sperlonga preoccupato esclusivamente di non far dire in chiesa che anche a Sperlonga esiste un atteggiamento mafioso di intimidazioni, di minacce e di comportamenti inaccettabili.

Dopo quelle reazioni, è come se, per la seconda volta fossero state scritte frasi ingiuriose e mafiose davanti al portone di casa di Benito di Fazio, stavolta però scritte dalle mani del don Abbondio di Sperlonga. Il povero don Abbondio, preoccupato delle reazioni del don Rodrigo, al punto di dissociarsi da quel bel discorso durante il minuto di silenzio dedicato all’amico Benito di Fazio, ha solo rafforzato la consapevolezza che anche a Sperlonga va alzata l’attenzione di guardia sui personaggi mafiosi, sui comportamenti mafiosi e su tutto ciò che ormai da quasi vent’anni sembra abbia perso il controllo da parte di tutti. Il povero don Abbondio Manzoniano riesce a sposare Renzo e Lucia soltanto quando la tremenda pestilenza riesce a fare giustizia di don Rodrigo. Nessuno di noi augurerà mai ai vari “don Rodrigo” una fine tanto ignobile, ma pur continuando a sperare in una lenta ma inesorabile giustizia terrena, vorremmo affidarci ad una provvidenza divina soprattutto per quei poveri ed omertosi vasi di terracotta in mezzo ai pochi prepotenti e mafiosi vasi di ferro.

 

Sperlonga, 27/09/2016 Vincenzo Trani

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