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"Partecipazione Attiva" torna su Villa Prato: "Si rischia la restituzione dei fondi anche in questo caso?"

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Nello scorso mese di agosto eravamo intervenuti sul progetto di restauro del complesso archeologico di Villa Prato, rilevando che dal procedimento penale numero 1713/2015 (Inchiesta Tiberio) risulta che l’aggiudicazione dell’appalto di Villa Prato fu inquinata da turbativa della gara. Di conseguenza, facevamo notare che per procedere alla realizzazione del progetto di restauro non era sufficiente che il Comune nominasse (come ha fatto) un nuovo direttore dei lavori in sostituzione del precedente che si era dimesso, ma che occorreva indire una nuova gara per l’aggiudicazione dei lavori.

Solo in questi ultimi giorni ci è capitato di leggere in un sito internet le parole con le quali l’assessore D’Arcangelo ha commentato i nostri rilievi. L’Assessore così scrive: “Stiamo operando in regime di Amministrazione controllata. Questo vuol dire che la ripresa dei lavori di Villa Prato saranno controllati da due Commissari straordinari nominati dalla Prefetto di Latina i quali sostituiscono a tutti gli effetti l'impresa aggiudicataria dell'appalto. Pertanto la correttezza e trasparenza delle procedure tecniche e amministrative, nonché, dell'esecuzione dei lavori vengono puntualmente monitorate dalla Prefettura di Latina attraverso i commissari, con l'autorevole coordinamento scientifico della competente Soprintendenza archeologica.”-

Tale risposta è la solita arrampicata sui vetri alla quale il “compagno” assessore da tempo si va esercitando, a suo rischio e pericolo. Col solo intento di evitargli un’altra rovinosa caduta di credibilità, ci permettiamo, sommessamente e serenamente, di fare qualche puntualizzazione e di avanzare un paio di interrogativi.

I due commissari nominati dal prefetto sono stati incaricati di amministrare l’azienda privata coinvolta in un procedimento penale e di tutelarla affinché resti in vita. Si tratta di un compito che nulla ha a che fare con il problema dell’affidamento della gara che sarebbe stata aggiudicata con turbativa d’asta.

Il compito del Comune non è quello di garantire alla Società aggiudicatrice dell’appalto di poter realizzare i lavori, ma dovrebbe essere quello di garantire gli interessi del Comune, e quindi della collettività, annullando in autotutela la gara entrata nell’inchiesta Tiberio perché viziata da una turbativa.

Già nel nostro intervento di agosto avevamo riportato le parole del   presidente Raffaele Cantone che osservava: “La sostituzione dell’amministratore unico non ha di per sé l’effetto di sanare l’aggiudicazione dell’appalto, che rimane acquisito grazie agli atti di turbativa di gara”.

Ci chiediamo, quindi, quale possa essere l’interesse del Comune a non procedere all’ annullamento della gara in autotutela.

Ma ci chiediamo anche se, a distanza di quasi un decennio dalla concessione del finanziamento da parte del Ministero dei Beni Culturali, il Comune abbia verificato che sussistano ancora i requisiti per il mantenimento del finanziamento concesso. Non vorremmo che tra qualche tempo il Comune scoprisse che la convenzione era scaduta o che, il coinvolgimento della gara di appalto in un processo penale abbia determinato il definanziamento del progetto da parte del Ministero, similmente a quanto già accaduto nel caso del progetto di realizzazione del parcheggio di Bazzano.

Ipotesi, questa, per la quale il Comune rischierebbe addirittura di trovarsi nella condizione di dover restituire le somme già versate dal Ministero.

E infine non possiamo non dare voce all’interrogativo che, sempre con maggiore frequenza, molti cittadini si vanno ponendo: fino a quando l’Amministrazione Comunale pensa di poter sopravvivere grazie ai suoi giochi di prestigio?

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