Editoria in crisi: un piccolo crollo della democrazia

Veronica Ghiraldo
30/05/2013
Cronaca
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È stato dato da poco l’annuncio che anche il quotidiano “La Provincia” chiuderà i battenti. In tre anni è ormai la quinta testa giornalistica che ha qualche problema e che, in mancanza di soluzioni decide che, l’unica cosa da fare, è quella di lasciare il proprio spazio vuoto.

Le testate giornalistiche colpiscono, in primis, il capoluogo di provincia ma anche e irrimediabilmente, anche le piccole città che ad esso fanno capo. Perdendo giornali come “La Provincia”, o come “Il Territorio” e “Il Tempo” nel 2010, le persone che hanno modo di informarsi solo ed esclusivamente grazie alle notizie cartacee perdono un po’ di quella democrazia che andrebbe, invece, assicurata a chiunque.

Ogni testata giornalistica, infatti, come spesso accade anche a livello nazionale, ha la sua parte politica “preferita”, ha il suo modo di concepire gli articoli, il modo di spiegarli che in ogni caso, giusti o sbagliati che siano, creano nel lettore un briciolo di spunto per iniziare un ragionamento.
È a questo che servono i giornali. A dare uno spunto. È a questo che servono i giornalisti, a far in modo che la voglia di ragionare non vada perduta.

Chiudendo queste testate, dunque, non perdono il loro lavoro solo le tante persone che in questi progetti hanno destinato molte forze ed energie: perde, un bel punto di riferimento, anche la popolazione. Una popolazione come quella fondana, per esempio, ha bisogno dei giornali, un modo per rispecchiare la loro realtà, conoscere innovazioni e fare in modo di non perdere mai il filo conduttore di quello che accade sotto i loro occhi ma che molte volte, purtroppo, passa inosservato.

Con la tecnologia che avanza è normale arrivare ad un punto del genere. Un punto che vede i giornali cartacei perdere il loro valore iniziale. Bisogna solo sperare che con essi non si perda anche quel modo di pensare che è alle basi di una democrazia.

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