Criminalità, gli esperti dell'antimafia fanno il punto della situazione

Tra i temi toccati la villa di Chianese a Sperlonga, Damasco e il mercato di Fondi

La Redazione
08/07/2016
Attualità
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Un vero e proprio vertice contro la criminalità organizzata quello che si è tenuto ieri al cinema Augusto di Sperlonga. Sì, perché convegni come quello in questione, hanno concordato i relatori, servono per fare il punto della situazione e individuare nuove e più efficaci strategie. Da Minturno e Gaeta, passando per Fondi, fino ad arrivare a Latina: ogni città – è emerso nel corso della tavola rotonda organizzata dall’Associazione Caponnetto – ha una sua criminalità diversa ma si può affermare che in Provincia di Latina convivano tutte assieme. Di questo avviso il questore di Latina Giuseppe De Matteis, Cesare Sirignano della procura nazionale antimafia, Mario Giarrusso, membro della commissione parlamentare antimafia, Alessandro D’Alessio, sostituto procuratore della DDA di Napoli e Antonio Esposito, già presidente Corte di Cassazione. 

Il giudice Lucia Aielli, nel raccontare la sua esperienza relativa a Damasco, ha ripercorso invece le «difficoltà per far parlare i testimoni che, come noto, ritrattarono tutti nel corso del processo perché vittime di minacce». A chiamare in ballo la bella località litoranea, cornice dell’evento ma mai nominata dai relatori, l’ex consigliere di minoranza Benito Di Fazio che ha voluto ricordare le vicende relative alla villa di Cipriano Chianese. «Non è un caso – ha commentato l’esponente di “Libera Sperlonga” che sulla locandina del convegno ci sia la mastodontica residenza di questo boss che veniva nella parte alta della città a trascorrere le sue vacanze. Nel 2010 la struttura è stata sequestrata, poi confiscata, perché ancora non viene destinata ad attività di pubblica utilità?».

Nel corso del convegno “La riviera dei boss” si è inoltre parlato delle città costiere come terre franche, in cui avvengono importanti incontri. «Questa – ha detto il presidente dell’Associazione Caponnetto – è considerato un luogo di non impunità in cui la camorra può fare quello che vuole e non si persegue». A tali affermazioni hanno replicato i vari relatori facendo il punto della situazione sulle varie indagini svolte: dalla guerra tra camorra e Ciarelli e Di Silvio nel capoluogo al patto tra mafie all’interno del mercato ortofrutticolo di Fondi, dalle vicende di Gaeta e Minturno, fino ad arrivare a Damasco, filone investigativo nato quasi per caso.

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