“Io resterei a Sperlonga ancora per un po’ proprio perché ci sono ancora due-tre gare”. “Se ci stesse qualche altra garetta di queste … Pure più piccola, di 200/500 mila euro, figurati!”. “Ora vediamo!”. Dopo l’appalto da 650000 euro per il recupero e la valorizzazione di Villa Prato, ottenuto – secondo la ricostruzione della Procura – attraverso la corruzione di un funzionario comunale e la turbativa della gara, gli imprenditori coinvolti nell’inchiesta “Tiberio” avevano già puntato l’attenzione su altri appalti. Progetti voluti e sponsorizzati dal futuro sindaco Armando Cusani e poi inseriti nel programma triennale delle opere pubbliche: il parcheggio di Bazzano, i loculi per il cimitero e l’ascensore interrato. "Ci stanno due o tre progetti milionari", “una volta mi parlò di una […] se ho bene un ascensore che collega da sopra a sotto!! Da sopra Sperlonga alta a Sperlonga bassa". Ad affermarlo è uno degli imprenditori arrestati rivolgendosi al funzionario Masi, il quale, evidentemente, non era a conoscenza del progetto, che invece l’imprenditore dimostra di conoscere fin troppo bene. Chi l’avesse portato a conoscenza dei dettagli delle opere che l’amministrazione comunale aveva intenzione di realizzare a Sperlonga è sottinteso nell’ultima affermazione dell’imprenditore che conclude il dialogo con Masi: “è questo che mi disse una volta”. Un sistema ben collaudato quello che emerge dalle carte dell’inchiesta della Procura, che spiegano chiaramente il ruolo della politica, degli imprenditori e degli uffici comunali nella gestione delle gare d’appalto a Sperlonga, predisposte ad uso e consumo delle ditte amiche. Scrive il giudice nella sua ordinanza: "Il politico amministratore di maggioranza - per mezzo di regolare approvazione in giunta - decide di fare i lavori pubblici, il responsabile dell'ufficio tecnico del comune organizza la gara d'appalto adottando una procedura negoziata e insieme agli imprenditori amici (che ha chiesto il nulla osta allo stesso politico a poter fare quei lavori) stabilisce la cordata delle ditte da invitare e quindi quella che si aggiudicherà il contratto. I vantaggi economici sono assicurati a tutti." A tutti, tranne che ai cittadini di Sperlonga, sia perché le ditte non amiche venivano di fatto escluse dalla partecipazione alle gare, sia perché la turbata libertà degli incanti – e questo lo scrive il giudice nell’ordinanza – “è emblematica del formarsi deviato della volontà della Pubblica Amministrazione, completamente assoggettata alle utilità dei singoli con corrispondente lievitare dei costi di opere pubbliche in danno della collettività". Il guadagno è per pochi imprenditori amici, a danno delle casse pubbliche e, quindi, dell’intera collettività.
Come più volte abbiamo ribadito, l'inchiesta non è ancora conclusa e le accuse dovranno essere provate nel processo, ma il quadro politico è diverso da quello giudiziario. I funzionari pubblici sono stati sospesi dal lavoro e il prefetto ha sospeso il sindaco dalle funzioni. E mentre la maggioranza si ostina a far finta che nulla sia successo, la macchina amministrativa è sostanzialmente ferma. Basterebbe fare un giro negli uffici comunali per rendersene conto. Non servirebbe neanche una richiesta formale di fronte a questo stato di cose. Fosse anche solo per un sussulto di dignità e di responsabilità verso le istituzioni e i cittadini di Sperlonga, i consiglieri di maggioranza avrebbero dovuto dimettersi già da diversi giorni. Vista la loro inerzia, la richiesta di dimissioni la avanziamo noi della minoranza: le dimissioni sarebbero un bene per gli stessi consiglieri di maggioranza, che sarebbero liberati dall'onere di una responsabilità di governo che hanno dimostrato di non saper sostenere.
Le dimissioni sarebbero un bene per il nostro paese e per l'intera comunità, l'unica strada possibile per liberare il futuro dalle ombre, sempre più ingombranti, del passato.