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Gli spunti di riflessione politica di Paolo Giardino

La Redazione
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Io, cattolico democratico, non sono in imbarazzo nel nuovo Pd di Elly Schlein, soprattutto se guardo e valuto attentamente questa destra al governo del Paese. Anzi, il mio rammarico e il mio dispiacere è forse quello che non pochi esponenti di quell’area “Popolare” hanno preferito un impegno più meditativo o hanno intrapreso strade politicamente differenti. A costoro, pur nel rispetto delle diverse articolazioni della storia e dell’impegno di ciascuno, vorrei ricordare che le sorti del Pd sono una faccenda che ci riguarda direttamente: senza il decisivo contributo dei “Popolari” non avremmo avuto l’esperienza dell’ “Ulivo”, senza di noi non sarebbe nato il Partito Democratico, per vocazione un partito plurale e, per questa ragione, costantemente impegnato in un dibattito interno.

Questa pluralità di voci, di storie, di sensibilità non sono un semplice e vuoto discorrere perché sono legati a temi politici a urgenze sociali a passioni che reclamano la nostra attenzione: diritti civili, lotta alle disuguaglianze, la cessazione dei conflitti nel rispetto dell’autodeterminazione dei popoli, la libertà religiosa, l’equità fiscale, il diritto ad un lavoro stabile, una sanità ed un welfare efficiente ed inclusivo e, infine, il grande tema dell’accoglienza e della gestione umanitaria dei complessi fenomeni migratori.

Basterebbe questo nudo e sintetico elenco per poter affermare che questi sono i temi del “cattolicesimo democratico”, sono il cuore del suo impegno politico e la sua stessa ragione d’essere nell’impegno a favore del bene comune: la centralità della persona con i suoi bisogni, le sue fragilità e la sua irrinunciabile dignità.

Credo che oggi ci sia bisogno di una nuova stagione politica del “cattolicesimo democratico” che non può essere identificato con un ipotetico “centro politico”, un fantomatico luogo geometrico equidistante dai poli opposti.

I “Padri nobili” del “Popolarismo Cattolico democratico”, penso a don Sturzo, a Dossetti, a De Gasperi, a Moro, a Prodi sino al Presidente Mattarella sono stati, con loro impegno e il loro sacrificio, l’espressione alta di una cultura politica e sociale che ha come punto di riferimento i valori universali.

In questo tempo di incertezze, con la crisi delle ideologie e il disgregarsi delle grandi famiglie politiche del ‘900, è necessario che si faccia sentire la voce del “cattolicesimo democratico” che, sia ben chiaro, non è l’ospite della casa del PD, bensì una sua essenziale ad irrinunciabile componente.

Viviamo, dunque, in una società e in un tempo in cui i tradizionali punti di riferimento sono definitivamente saltati, e il nuovo che si è andato affermando resta ancora una semplice promessa in attesa di sottoporsi al banco di prova dell'agire politico-economico.

Il rischio peggiore è senza dubbio quello che il rapido e radicale rinnovamento della classe politica possa ingenerare la illusoria convinzione che il processo di cambiamento sia di fatto concluso e che le regole sono state definitivamente ristabilite. Sarebbe un grave errore se non si tenesse costantemente aperta la questione morale e non si alimentasse con regolarità il dibattito circa il rapporto tra etica ed affari. Bisogna ribadire con forza che una società si alimenta e si legittima a partire dall'insieme dei valori che elegge a propria guida nell'agire istituzionale, politico ed economico. Nessuno può tirarsi fuori da questo impegno che coinvolge singolarmente i vari attori pubblici e privati e collettivamente l'insieme dei soggetti sociali.

Queste riflessioni sono come pensieri sparsi che ruotano attorno al fermo convincimento che del contributo del “cattolicesimo democratico” non possono fare a meno sia il PD che l’Italia e la stessa Europa: siamo una voce autorevole, responsabile e pienamente consapevole delle sfide che il tempo presente ci impone.

Paolo Giardino
(Membro dell'Assemblea della Federazione del Partito Democratico di Latina e Membro del Direttivo del Partito Democratico di Fondi (LT))
 

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