«Franco De Luca è poeta colto, ironico, fumante, affetto da “clic” fotografico. Bacco e Venere lo proteggono. È persona amabile e riservata. Evita l’ostentazione e il vanto dei propri meriti. Parla e sparla poco, con un tono di voce moderato, per cui devi avere buon orecchio per percepirlo. Ma in bocca ha le parole giuste. In testa e nelle tasche trovi tracce di poesia».
L’associazione culturale “Libero de Libero” ha usato le parole del pittore Normanno Soscia per meglio descrivere (e comprendere) l’arte di Franco De Luca. La sua personale di fotografica è stata inaugurata venerdì 2 ottobre nell’ambito della serata di apertura del Festival poetico “verso Libero” all’interno del complesso di San Domenico a Fondi, e si chiuderà oggi, domenica 11 ottobre alle ore 17 nella sala intitolata al regista “Giuseppe De Santis” (appena prima del finissage della mostra di pittura nella vicina sala “Purificato”). In fondo Franco De Luca racchiude in sé – senza mai dirlo, appunto – le figure del poeta, dell’artista visionario, del fotografo che negli anni della Dolcevita ha lavorato su alcuni set cinematografici importanti.
Nella sua mostra queste visioni e queste sovrapposizione resistono violentemente in immagini che riportano in superficie sogni, premonizioni, persino invenzioni. Eppure tutto racchiuso sotto l’egida dei “jeux”, dei giochi, senza voler dunque riinnegare che è il suo essere ancora bambino a donargli la freschezza dello scatto, la virginea e rocambolesca attività di postproduzione sulle foto stesse. Una propoensione alla performance dimessa che è emersa anche nell’installazione inaugurale proposta da una “straLunata” Stefania Romagna, artista che ha impersonificato (e dondolato) la Luna per esaudire un sogno di Franco De Luca: fare visita alla casa del satellite bianco e poroso per... lasciargli infine sotto l’uscio della porta un bigliettino. Per dirle cosa? Per tacere cosa?
Lasciamo in chiusura ancora le parole di Normanno Soscia: «Fa economia di carta. Le sue poesie, quelle scritte e quelle fotografiche, ne utilizzano piccole porzioni. È filosofia di vita o elogio dell’inerzia l’apparente ‘far niente’ di Franco, per cui il suo sotare al tavolino di un bar dialogando con un bicchiere di vino o il solito vagare per spiagge, città, paesi, campagne e l’annusare la storia su vecchie pietre è un modo apparente di bighellonare per tornarsene invece, a sera, con un generoso bottino e con lo zaino mentale colmo di frammenti di immagini, di sensazioni, di atmosfere e di piccole meraviglie da ricomporre e da rielaborare nel suo studio-pensatoio».