Mi ero astenuto da qualunque commento su quanto accaduto in chiesa durante i funerali di Benito Di Fazio, sia perché ero direttamente parte in causa, sia per non alimentare ulteriori polemiche.
Tuttavia le dichiarazioni della Arcidiocesi di Gaeta in difesa del parroco Don Gaetano Manzo, oggi pubblicate sulla stampa, costituiscono, a mio avviso, una ulteriore provocazione. E’, infatti, inaccettabile che la Chiesa svolga una propria argomentazione fondandola sulla falsità e sulla menzogna. Perché è una pura menzogna dichiarare che “Don Gaetano e il curatore del testo avevano concordato di leggerne solo la prima parte di tono più familiare”. Ribadisco che tra me e Don Gaetano non vi era stato nessun accordo: alla sua richiesta di eliminare una parte del discorso avevo opposto un netto, chiaro e cortese rifiuto. Al fine di evitare sgradevoli situazioni nel corso del funerale, avevo aggiunto che avrei proposto alla famiglia di leggere il discorso di commemorazione fuori dalla chiesa, tuttavia la famiglia ha confermato il suo desiderio che la commemorazione fosse fatta all’interno della chiesa. A ciò si è aggiunta la reazione di altri parenti e amici che non accettavano una censura che veniva vissuta come un ulteriore oltraggio a Benito Di Fazio; reazione che si è subito palesata in tutta la sua virulenza e che, se non gestita, avrebbe potuto portare a situazioni davvero incresciose. E’ stato a questo punto che, dopo il momento liturgico della comunione, ho avvicinato l’assistente del parroco perché avvisasse Don Gaetano della difficile situazione che si stava determinando, per evitare la quale proponevo di procedere con la lettura del mio testo.
Né può essere portata a giustificazione della richiesta di censura l’eccessiva lunghezza di un discorso che, come avevo preannunciato a Don Gaetano, durava 11 minuti.
Per quanto riguarda l’obiezione avanzata nel comunicato stampa dell’Arcidiocesi, secondo la quale il mio intervento “affrontava i temi più vari, in ambito personale, sociale e politico” che era inopportuno svolgere nella casa del Signore, si tratta di una pietosa foglia di fico. Il mio testo è stato pubblicato integralmente sulla mia pagina facebook e sfido Santa Madre Chiesa a trovare una sola frase, un solo concetto che non fosse più che in sintonia con gli insegnamenti del Vangelo.
La verità, che tutti sanno ma che nessuno dice, è che il regime di controllo esistente a Sperlonga condiziona anche l’onesto e mite Don Gaetano, la cui unica preoccupazione è stata quella di non dare spazio al ricordo di un uomo, Benito Di Fazio, che per un decennio si è opposto con forza e fierezza all’amministrazione comunale. Questa e solo questa è stata la luce sotto la quale il parroco ha interpretato il significato della mia omelia laica. Se invece l’avesse guardata con spirito sereno e indipendente avrebbe potuto aggiungere una sola frase: “Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia perché saranno saziati”.