Partecipa a FondiNotizie.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

Ddl Pillon: la mozione della Paparello per chiedere al Consiglio di esprimere la propria contrarietà

Per la consigliera del Pd la legge Pillon rappresenta un ritorno al passato, protegge i forti a scapito dei più deboli e azzera anni di lotte per l’affermazione di diritti, già sanciti peraltro dalla Costituzione

Condividi su:

Si parla molto al livello nazionale del disegno di legge Pillon, dal nome del senatore che lo ha proposto. Del caso si è interessata anche la consigliera del Pd di Fondi Maria Civita Paparello che, nel dirsi contraria, ha presentato una mozione in Consiglio per chiedere al sindaco e alla pubblicia assise di esprimere la propria contrarietà.

Riportiamo integralmente il testo della mozione:

Il testo integrale della mozione contro il Dll Pillon

Oggetto: Mozione- richiesta di impegno del Sindaco e dell’Assemblea consiliare ad esprimere la propria contrarietà al disegno di legge del senatore Pillon, concernente le norme di affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità

La sottoscritta consigliera Maria Civita Paparello

PREMESSO CHE

-Il disegno di legge presentato dal senatore leghista Pillon costituisce l’ennesima prova della fragilità della democrazia e delle sue conquiste. Dopo che negli ultimi anni le uccisioni di donne dovute a o mariti o compagni violenti sono diventate triste cronaca quotidiana, sarebbe stato auspicabile che i nostri rappresentanti al Parlamento avessero elaborato un disegno di legge a maggior tutela dei minori e delle donne e non una modifica del diritto di famiglia che rappresenta una grave regressione in materia di diritti, alimenta la disuguaglianza di genere e non tutela donne e bambini dalla violenza domestica.

-Il disegno di legge prevede quattro principali modalità di intervento e introduce:

a) LA MEDIAZIONE OBBLIGATORIA A PAGAMENTO

*I leghisti, sotto le mentite spoglie di un Cattolicesimo integralista per cui si pongono quali difensori della famiglia e del Cristianesimo, manifestano in realtà la loro caratteristica distintiva che li colloca ben lontano dalla Fede che millantano: la loro avversione per l’altro, per l’altro in quanto tale. Non importa come sia l’altro, se abbia colore e credo religioso diversi, i leghisti evidenziano il vuoto formalismo della loro religione contravvenendo quelli che rappresentano principi ineludibili e fondamentali del Cristianesimo: carità e amore per il prossimo.

In realtà anche il concetto di destra della famiglia qui non viene preso in considerazione perché ci si aspetterebbe che si mettesse al centro della famiglia la tutela dei minori che, invece, diventa un “dettaglio” assolutamente trascurato.

-1) La Mediazione obbligatoria a pagamento

2) L’Equilibrio tra le figure genitoriali con tempi paritari da trascorrere con i figli

3) Il Mantenimento in forma diretta, con la stesura di un “Piano genitoriale”

4) l’Alienazione genitoriale

*L’obbligo di ricorrere a un mediatore privato da retribuire evidenzia la volontà di ostacolare la separazione e il divorzio, rendendo più oneroso l’iter che diventa fattibile soltanto per chi è in grado economicamente di permetterselo.

*L’obbligo di ricorrere ad un mediatore in tutti i casi, compresi quelli legati alla violenza e agli abusi, costringe la vittima a negoziare con il proprio aggressore, esponendola con i figli a pericoli concreti per la loro incolumità.

*L’art.11 del DDL sancisce che indipendentemente dai rapporti che intercorrono tra i due genitori, il minore ha diritto a mantenere rapporti continuativi sia con la madre che con il padre, imponendo il doppio domicilio con pernottamento presso ciascun genitore. In tal modo il minore cessa di essere una persona e viene “oggettivizzato” e trattato come un “bene” da dividere; da soggetto diventa un oggetto del diritto.

*Il “mantenimento in forma diretta” prevede che ciascun genitore provveda alle necessità del figlio per il tempo in cui gli viene affidato, mantenendo il tenore di vita che il figlio ha goduto nel periodo di convivenza dei genitori. Non si tiene conto del divario salariale di genere esistente, né del fatto che molte donne con la maternità hanno lasciato o perso il lavoro e non sono perciò in grado di garantire lo stesso tenore di vita della convivenza. Rischieranno per questo di perdere l’affidamento. In questo modo il DDL non tutela i minori e il genitore più debole, lasciando campo libero al genitore economicamente più forte.

* L’introduzione del principio dell’alienazione genitoriale, apparentemente necessario per controllare la condotta attivata da uno dei genitori per mettere l’altro in cattiva luce prevede l’intervento punitivo e sanzionatorio del giudice, nel caso in cui la violenza sia considerata frutto di false accuse. È questo un modo sottile di minacciare le donne che osano denunziare o anche solo parlare degli abusi e dei maltrattamenti subiti e i minori che manifestano paure. Come se non bastasse l’atto 45 che viene associato al DDL sostituisce e modifica la norma che punisce la violenza domestica, per cui i maltrattamenti debbono essere “sistematici” perché il reato sia punibile.

Il DDL Pillon rappresenta un ritorno al passato, protegge i forti a scapito dei più deboli e azzera anni di lotte per l’affermazione di diritti, già sanciti peraltro dalla nostra Carta Costituzionale.

Ciò premesso

CHIEDE

Che il Sindaco e l’Assise comunale esprimano la propria contrarietà a questo disegno di legge

Maria Civita Paparello

Condividi su:

Seguici su Facebook