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"No al forno crematorio": lettera aperta da parte di un gruppo di famiglie fondane

Secondo il neonato movimento che ha lanciato l'hashtag #fondinoforno non esistono impianti a impatto zero. Nell'area in questione risiedono molte persone e c'è una ludoteca

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Sosteniamo la lotta di civiltà ingaggiata dal comitato Pro-ospedale contro lo scellerato ridimensionamento del “San Giovanni Di Dio”. Allo stesso modo, siamo sconcertati dal silenzio calato sulla volontà dell’Amministrazione comunale di realizzare un forno crematorio nel cimitero di Fondi.

A parlare sono un gruppo di famiglie fondane che si sono riunite nel movimento #fondinoformo e hanno diffuso una lettera aperta che riportiamo integralmente.

La lettera del movimento #fondinoforno

Sono trascorse, ormai, tre settimane dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del bando di gara per la progettazione, la costruzione e la gestione dell’impianto, e nessun - consiglieri di opposizione, partiti politici, candidati a sindaco - si è espresso al riguardo.

Possibile che siano tutti d’accordo? Possibile che debbano essere dei semplici cittadini a stimolare una discussione su un tema così delicato, alla vigilia, peraltro, di una campagna elettorale?

La cremazione è una scelta etica che rispettiamo; ciò che ci preoccupa sono i crematori che sorgono contro la legge: cioè, a pochi metri dalle case, dalle attività commerciali e, soprattutto, dai luoghi frequentati dai bambini. C’è una ludoteca a 200 metri dal cimitero!

Chi, come molti di noi, abita o lavora sulla Provinciale per Lenola, in via Ponte Gagliardo, in Via Sciobaco, ma anche in via Mola Santa Maria, in via Capodacqua o in via Del Laghetto, può comprendere le ragioni della nostra angoscia.

Esistono forni a impatto zero? Secondo il movimento no

Per quanto oggi gli impianti siano all’avanguardia, non esistono forni a impatto zero e sulle loro emissioni nell’aria la comunità scientifica resta prudente. Perché, allora, esporre i residenti a un potenziale pericolo ambientale? È un’opera davvero necessaria? E perché il sindaco Salvatore De Meo non ha sentito l’esigenza di coinvolgerci? Esistono, forse, fondani di serie A e fondani di serie B?  

 Il problema, però, non dovrebbe riguardare solo chi si trova nei pressi del cimitero, ma l’intera comunità. Su una popolazione di quasi 40.000 abitanti, Fondi ha un tasso di mortalità dello 0,6%, con circa 330 decessi l’anno. Di questi solo una piccolissima parte sceglie la cremazione, rivolgendosi ai forni di Roma, di Civitavecchia, di Viterbo o presenti in altre Regioni, come la Campania. Che senso ha, allora, istallare un crematorio per poche decide di salme?

 Se anche tutti, ma proprio tutti, i nostri cari defunti fossero avviati alla cremazione, il numero sarebbe comunque insufficiente a sostenere i costi di un impianto, che deve incenerire migliaia di salme l’anno. Ciò spingerà il privato investitore a trasformare Fondi nel crematorio del Basso pontino.

Insomma, chi governa la città, con il un silenzio complice di politici e amministratori, anziché difendere la salute dei suoi cittadini, il commercio, le produzioni agricole e il turismo balneare, oggi in crisi, intende promuovere un turismo funebre che arricchirebbe solo un privato e i suoi difensori… d’ufficio.

 È ciò che vogliono? Noi non lo vogliamo!

Fondi, 28 febbraio 2020

Un gruppo di famiglie

 

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