Punta i piedi Antonio Giordano presidente Fenimprese Latina sull’ipocrisia del nuovo Dpcm.
"La rete - scrive in una nota - secondo le decisioni del Governo, si chiuderà in particolar modo sull’ormai boccheggiante mondo dello spettacolo (cinema e teatri chiusi), su quello degli eventi e sull’universo della ristorazione che, dopo alcuni mesi di ripresa in alcuni casi anche arrembante, subisce uno stop che per il momento in cui arriva, rischia di mettere seriamente in discussione il futuro del settore per come lo conosciamo oggi.
Un’industria della ristorazione e dell’hospitality ci sarà sempre, ma una volta finita l’emergenza quello che troveremo potrebbe essere molto diverso da oggi. Il nuovo Dpcm obbliga i ristoranti a stare aperti dalle 5 del mattino alle 18 di sera. Nessuno potrà servire la cena, salvo i ristoranti degli alberghi, ma esclusivamente per gli ospiti. Cosa ben più grave è che il governo sconsiglia di recarsi addirittura a pranzo. Si tratta, ed è del tutto evidente, di restrizioni che è solo per un fattore di ipocrisia che non impongono all’intero settore della ristorazione di chiudere. Un’ipocrisia che può costare cara perché chiudere del tutto significa almeno accedere a sovvenzioni, facilitazioni, qualche vantaggio fiscale e la possibilità di trattare sull’affitto coi padroni delle, restare invece aperti senza la possibilità di fatto di lavorare rischia solo di accelerare la strada verso il fallimento per decine di migliaia di aziende con una carneficina occupazionale inimmaginabile. Il governo continua a fare promesse di aiuti alle aziende ma di concreto fino ad oggi non si è visto nulla.
Al tempo stesso però, nessuno dei nostri senatori decide di rinunciare a qualche mese di stipendio per sostenere le aziende messe in ginocchio da queste restrizioni ballerine.
Con ogni probabilità in molti decideranno a queste condizioni di chiudere anche per il pranzo (spazzato via oltretutto dallo smartworking) alzando bandiera bianca del tutto, con conseguenze gravissime ad ogni livello, non ultimo quello della filiera agroalimentare che rischia la paralisi: non bisogna dimenticare che una parte della filiera agroalimentare, quella più ordinaria, viene veicolata dalla grande distribuzione, ma un’altra parte, di eccellenza, ha un unico canale distributivo: hotel, ristoranti, bar e catering. Tornano chiuse discoteche e sale da ballo. Troppo elevato, secondo il Governo, il rischio di contagio. E quindi sospese tutte le attività "che abbiano luogo in sale da ballo e discoteche e locali assimilati, all’aperto o al chiuso".