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Morto per un infarto non diagnosticato: la Asl evita la mediazione con i familiari di Bruno Semenzato

Il caso, avvenuto all'ospedale di Fondi, risale a 13 anni fa

La Redazione
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Hanno tentato la via della conciliazione ma la Asl non si è presentata e ora i familiari di Bruno Semenzato, fondano molto conosciuto e stroncato da un infarto nel 2003 all’età di 54 anni, procederanno con la richiesta per un maxi risarcimento. L'azienda «non si è presentata al tavolo del mediatore perché - dice in una brevissima nota scritta - non si ravviserebbero responsabilità sanitarie». A riferirlo è l'avvocato Renato Mattarelli che assiste i familiari dell'uomo. Questo nonostante la Cassazione abbia stabilito il contrario affermando «la responsabilità dei sanitari del pronto soccorso di Fondi per il decesso del noto uomo politico».

«Bruno Semenzato, astro nascente della politica sociale di Fondi, - spiega a sua volta nel dettaglio il legale in una nota scritta - era una persona conosciuta ed impegnata nel tessuto della comunità fondana. Fondi era la città che Bruno Semenzato amava fino al punto di confidare addirittura in quella stranezza dei medici a cui si era rivolto (presso il Pronto Soccorso del “San Giovanni di Dio”) e che quella mattina di un giorno di festa (era il giorno della liberazione del 25.04.03) gli avevano detto di tornare a casa perché stava bene! Eppure Semenzato manifestava tutti i sintomi di un infarto (che da li a poche ore lo avrebbe ucciso) a cui invece i sanitari del San Giovanni di Dio assegnavano un codice di accesso “Triage” “...Verde: soggetto in condizioni di urgenza differibile (affetto da forma morbosa di grado lieve)...” e registravano una “...Diagnosi: dolore toracico intermittente da lunedì scorso...”.

Dopo un'ora e mezza, per i sanitari di Fondi, il Sig. Bruno Semenzato poteva essere dimesso e tornare a casa ma purtroppo le cose non stavano come indicato dai medici e cavallo del 25 – 26 aprile 2003 l'uomo di Fondi giungeva di nuovo al Pronto Soccorso di Fondi ma, questa volta, in fin di vita!

Le omissioni sanitarie accertate nel fascicolo e nelle sentenze del procedimento penale rendono perplesso anche un non esperto di medicina: l'infarto era più che evidentemente in corso e il paziente poteva essere salvato! Praticamente alle 10:00 del mattino del 25 aprile 2003 il Sig. Bruno Semenzato si trovava al “posto giusto al momento giusto” ma i medici non l'hanno capito e dopo il tempo di un'ora e mezza l'hanno dimesso!

Ma la “questione tempo” (da intendersi, nel 2003, come: “quanto tempo dedicare ad un paziente con un infarto in corso?”) è più grave oggi poiché c'è da chiedersi: “ma quanto tempo c'è voluto all'Asl di Latina per scrivere una nota di letterali n. 2 righe con cui dichiara di non volersi presentare alla mediazione per mancanza di responsabilità?” ».

Inevitabile, a questo punto, la notificazione dell'atto di citazione che l'avvocato Renato Mattarelli invierà a breve all'Asl di Latina con una richiesta di risarcimento che (oltre ai gravissimi danni conseguenti alla morte del Sig. Semenzato) non potrà non tener conto degli effetti processuali per la mancata adesione, se non ad un accordo transattivo, quantomeno a quel senso di civiltà giuridica (richiesta dalla legge per la mediazione obbligatoria in materia di responsabilità sanitaria) che un incontro fra gli eredi Semenzato ed Asl di Latina avrebbe potuto contenere.

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