Codice rosso. Bastano pochissimi minuti alla Dott.ssa di turno, L. C., per captare la gravità della situazione di un paziente: M. P., residente a Monte San Biagio, il quale nella mattinata dello scorso venerdì si è recato in ospedale accusando dolori lancinanti. A quest’ultimo, dopo una tac, gli viene diagnosticata una rottura spontanea del rene da neoplasia con ematoma, provocando subito dopo uno shock emorragico, patologia al quanto rara ma allo stesso tempo molto grave che, se non presa nei tempi giusti, conduce alla morte. A quel punto il Primario dell’ospedale R. B. decide di intervenire con urgenza portando a termine brillantemente l’operazione.
Storia a lieto fine, sembrerebbe, se non si conoscesse però la situazione dell’ospedale di Fondi: negli ultimi tempi la struttura ha rischiato la chiusura, il personale sanitario è stato drasticamente ridotto così come alcuni servizi diagnostici nel caso della tac, attiva solo fino alle ore 14della giornata. E se il paziente in questione fosse arrivato qualche ora più tardi? La tac non funzionante non avrebbe permesso l’operazione e la conseguenza sarebbe stata quasi sicuramente il decesso. È giusto mantenere una tac multistrato, dal valore di milioni di euro, in attività solo dalle ore 8 alle ore 14? Come è possibile che un solo primario possa essere reperibile trenta volte in un mese perché non c’è ricambio del personale?
Troppe domande a cui sarebbe doveroso dare delle risposte in un ospedale in cui appare “vietato” ammalarsi dopo le ore 14, una logica perversa nel voler vedere affogare questa struttura: necessaria per tutti coloro che potrebbero usufruirne, magari impossibilitati nel raggiungerne altre come ad esempio quella di Formia o di Terracina. Politici di dovere che dovrebbero tutelare il futuro del San Giovanni di Dio, mettendosi anche una mano sulla coscienza.