Ci sono delle attività di manutenzione che non possono passare in secondo piano o essere trattate in modo superficiale. Tra queste troviamo inevitabilmente anche quelle che hanno ad oggetto la sostituzione della cinghia di distribuzione, visto che ci sono delle scadenze ben precise da rispettare e che ogni automobilista ha il dover di ricordarsi.
La funzione della cinghia di distribuzione
Questa componente ha lo scopo di effettuare la sincronizzazione del funzionamento dell’albero motore all’interno di un’auto, con l’albero a camme. Quest’ultimo serve a tenere sotto controllo il movimento che caratterizza sia le valvole che i pistoni. In certe occasioni, capita anche che la cinghia di distribuzione vada a sincronizzare il funzionamento dell’albero motore con la pompa dell’acqua, la cui funzione è invece quella di far abbassare la temperatura del motore.
La cinghia viene realizzata sfruttando del materiale plastico, che sia dotato di un sufficiente livello di elasticità e di resistenza, in maniera tale da poter contrastare le costanti sollecitazioni che provengono dall’esterno. È sufficiente immaginare come la cinghia si trova in uno stato di perenne tensione e deve affrontare anche degli sbalzi di temperatura che, in alcuni casi, possono essere molto bruschi.
Immagine delle cinghie di distribuzione dalla pagina autoparti.it
Quali sono i componenti principali di una cinghia di distribuzione
La cinghia di distribuzione si può considerare un congegno di natura meramente meccanica, che svolge una funzione decisamente importante per permettere alla macchina di muoversi. Infatti, va a collegare l’albero motore con l’albero a camme, come detto. Si caratterizza per essere realizzata con un materiale di natura gommosa e piuttosto elastico. Da notare come siano presenti anche delle parti in acciaio, in maniera tale da garantire il più alto livello di resistenza possibile rispetto agli sforzi, così come alle sollecitazioni di carattere meccanico che deve subire di continuo.
Qualora la cinghia di distribuzione dovesse rompersi, ecco che le prime parti che dovrebbero essere sostituite sono rappresentate dalle bielle, dai pistoni e dalle valvole. Infatti, in caso di rottura, la cinghia va a causare la sfasatura dei due alberi che sono collegati e, spesso e volentieri, è davvero complesso riuscire ad aggiustare il tutto. È proprio questa la ragione per cui serve prestare la massima attenzione e ricordarsi sempre di effettuare la manutenzione, così come la verifica della cinghia di distribuzione, proprio in virtù della sua funzione vitale per ogni vettura.
I problemi principali che possono colpire la cinghia di distribuzione
La lacerazione della cinghia di distribuzione può comportare una serie di danni estremamente gravi al motore di una vettura. Infatti, può portare alla rottura dell’albero motore, dei pistoni, ma anche delle valvole e, in alcuni casi meno frequenti, anche la pompa dell’acqua. In ognuno di questi casi, è chiaro che il rischio che si corre è quello di dover spendere una somma particolarmente elevata in officina per riparare i danni. Ecco spiegato il motivo per cui, per tenere lontane brutte sorprese, serve provvedere alla sostituzione della cinghia di distribuzione rispettando le indicazioni del marchio produttore.
Sono diverse le motivazioni che possono provocare danni e problematiche alla cinghia di distribuzione. La cinghia, infatti, può tendere ad usurarsi oppure anche a rompersi se non è oggetto di controlli costanti. Infatti, tale verifica dovrebbe essere svolta ogni 30 mila chilometri all’incirca.
Ci sono dei casi specifici in cui serve provvedere immediatamente a sostituire la cinghia di distribuzione. Ovvero, se le pulegge non sono allineate in modo corretto, se entrambi (o anche uno solo) i cuscinetti tendicinghia sono usurati.
In generale, dopo aver affrontato tra i 100 mila e 180 mila chilometri, ma anche dopo un quinquennio da quando si è acquistata l’auto a benzina, bisogna provvedere alla sostituzione della cinghia di distribuzione, mentre sulle vetture a diesel si può attendere anche fino a un decennio o dopo aver superato i 180 mila chilometri.