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La delusione post referendum di Iudicone Enesio

La Redazione
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I dati relativi all’affluenza al referendum dell’8 e 9 giugno parlano chiaro: una grande parte della popolazione ha scelto di non partecipare, di non esprimere la propria voce su questioni che, invece, avrebbero meritato attenzione, confronto e senso civico.

È una delusione che riguarda l’intero Paese, certo, ma che nella nostra città assume contorni ancora più amari. Perché conosco bene la passione e l’energia che qui si mettono in campo quando si tratta di elezioni comunali o regionali. In quei momenti, quando la posta in gioco è il potere diretto o la carriera politica di qualcuno, vediamo una mobilitazione imponente: comitati, volantini, telefonate, dirette social, porta a porta. Tutti, improvvisamente, riscoprono il valore della partecipazione.

Ma ora? Ora che si vota su un tema che non porta visibilità personale né vantaggi di carriera? Ora che l’unico interesse in gioco è quello dei cittadini e del bene comune? Il silenzio. L’apatia. L’indifferenza. E, peggio ancora, l’assenza.

Mi chiedo: dove sono finiti tutti quelli che dicono di avere a cuore la democrazia, la partecipazione, il futuro del nostro Paese? È facile mobilitare quando c’è un tornaconto personale, molto più difficile farlo quando l’unica ricompensa è la coscienza civile.

La mia delusione è quella di chi crede che la democrazia non sia un esercizio a intermittenza. Non si può chiedere partecipazione solo quando conviene, e poi restare in silenzio quando a decidere devono essere davvero i cittadini, senza filtri, senza mediatori.

Un referendum è uno strumento potente: è una voce diretta del popolo. E ignorarlo, voltargli le spalle, è un’occasione persa.

A chi non ha votato, a chi ha pensato che “tanto non cambia nulla”, voglio dire: nulla cambierà davvero se rinunciamo al nostro ruolo, se ci tiriamo indietro proprio quando ci viene chiesto di essere protagonisti.

E a chi si candida, a chi ambisce a rappresentarci: il vostro impegno per la partecipazione non può essere a intermittenza. Se credete davvero nella democrazia, dimostratelo anche – e soprattutto – quando non ci sono poltrone in gioco. O, quantomeno, evitiamo post irrisori raffiguranti piscine scambiate per paesaggi marittimi pubblicati da partiti nazionali volti a deridere coloro che hanno deciso di non abdicare a questa responsabilità. In fondo non chiediamo poi troppo.

La mia non è solo delusione. È anche un appello. Un invito a tutti – cittadini, istituzioni, rappresentanti politici – a riflettere seriamente sul senso del voto, sul rispetto delle nostre responsabilità, e su come ricostruire un legame vero tra popolo e democrazia.

Perché senza partecipazione, la democrazia è solo una parola vuota.

Invito tutte le forze politiche, le associazioni, i cittadini attivi e chi ha davvero a cuore il destino della nostra comunità, a fermarsi un momento e riflettere. È ora di costruire insieme una nuova realtà civica. Una realtà che si fondi sul senso di responsabilità, sulla partecipazione consapevole e sull’energia delle nuove generazioni.

È tempo di fare politica con la P maiuscola. Quella vera. Quella che non si piega al calcolo personale, ma che si mette al servizio del Paese e dei cittadini. Che ascolta, coinvolge, costruisce. Che parte dal basso, ma guarda lontano.

Solo così potremo ridare dignità alla parola “democrazia”. Solo così potremo tornare a sentirci davvero parte attiva di una comunità viva, giusta, e capace di futuro.


Enesio Iudicone

(In qualità di ex candidato al consiglio comunale di Fondi nel 2020, uscito tra i primi dei non eletti nella lista La Mia Fondi,ex componete del direttivo provinciale di Azione, ex coordinatore giovani under30 di Azione   attualmente attivo politicamente sul territorio Fondano)

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