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Nicola Reale su Tiberio 2: "Nemmeno gli arresti sono riusciti a fermare l'illegalità"

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Chi ha cercato e cerca di contrastare l’illegalità sul nostro territorio del Sud Pontino si  scontra da anni con un sistema coriaceo difficile da scalfire perché i silenzi, le collusioni, le intimidazioni e i ricatti sono tali e tanti da far tremare le vene ai polsi.  In un documento da me inviato all’attuale Prefetto di Latina così descrivevo, ad esempio, la situazione di Sperlonga: “Si tratta di un ‘sistema’ che ha condizionato e condiziona la vita politica, sociale ed economica, generando nei cittadini sfiducia nelle istituzioni e nella certezza del diritto, determinando un grave e pericoloso deterioramento dei valori democratici, del clima di civile convivenza e del corretto funzionamento della macchina amministrativa comunale. Attraverso attività intimidatorie e abusive, amministratori, pubblici funzionari e professionisti, si prestano ad ogni tipo di illegalità con totale incuranza dei provvedimenti della magistratura, anche perché “qualcuno” (in passato come ancora oggi) gode di appoggi ‘misteriosi’, capaci di interferire anche con le indagini della magistratura e con la celebrazione dei processi.

In passato abbiamo personalmente assistito alla “sparizione” di fascicoli processuali e a incredibili manovre dilatorie finalizzate a far maturare i tempi di prescrizione dei reati o anche finalizzate al tentativo di salvare dal sequestro fabbricati dichiarati abusivi con sentenza definitiva.

Così come oggi non è senza significato l’inquietante circostanza che le condotte illecite non sono cessate nemmeno con l’avvio del processo “Tiberio”: come a voler dare il segnale che nulla (nemmeno gli arresti) poteva avere la forza di fermare un sistema di illegalità ormai divenuto naturale e ben strutturato. Gli arresti di questa mattina costituiscono un nuovo tassello dell’inchiesta “Tiberio”. Questa volta il gioco delle mazzette e delle gare truccate aveva portato a costruire una scuola che in qualunque momento sarebbe potuta crollare su decine e decine di bambini.

Ma temo che ancora una volta ci troveremo davanti alla “tela di Penelope”: di giorno gli organi investigativi, le autorità inquirenti e giudiziarie tessono la tela e di notte qualcuno la disfa.  Il processo andrà avanti tra cavilli, inerzie e lentezze, con il rischio che maturi la prescrizione dei reati; gli imputati, scontata un po’ di gattabuia, torneranno alle loro usuali attività (magari accolti da una folla festante); gli amministratori continueranno a farsi fotografare vicino al bel capitello di Sperlonga; il Prefetto continuerà a ignorare che esistono le condizioni previste dalla legge per chiedere lo scioglimento del consiglio comunale. Ma il popolo, la gente di Sperlonga, i giovani di Sperlonga, le madri e i padri di quei bambini che avrebbero rischiato di rimanere sepolti sotto il crollo di quella scuola, dove sono? Cosa pensano? Cosa fanno? Forse continueranno a postare su Fb foto di tramonti struggenti sullo sfondo del Circeo o di bianchi vicoli percorsi da scalette che sembrano immergersi nell’azzurro del mare. Continueranno a sentirsi orgogliosi di Sperlonga e del loro essere sperlongani.

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