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“Il passato che non passa” in ricordo di Benito Di Fazio

Nicola Reale ricorda il consigliere a due anni dalla scomparsa

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Il 24 settembre 2016 finiva la vita di Benito Di Fazio. Una vita vissuta intensamente, con passione, senza mai risparmiarsi, fino all’ultimo giorno. 

Chi, per oltre un decennio, ha condiviso con lui la fatica, le difficoltà, i rischi che in un paese come Sperlonga si corrono per difendere legalità e diritti, non ha bisogno di questo anniversario per riaccendere il ricordo. Molte cose che continuano ad accadere in questo incredibile paese sono anelli di congiunzione con fatti del passato: conseguenze, sviluppi, concatenazioni, ripetizioni.  Una sorta di maledizione che inchioda il presente al passato. Una specie di parossistica coazione a replicare sempre lo stesso spartito nel quale note di arroganza, di prepotenza e di strafottenza si dispongono sul pentagramma dell’illegalità e dell’abuso. Una musica insopportabilmente fastidiosa  che diffonde nel paese la sensazione straniante di vivere in un eterno presente, perché il passato non è mai davvero passato. Tutto accade ma nulla cambia, nulla ancora è cambiato. In questo eterno presente nulla si cancella e dunque nulla può essere dimenticato, nulla si affievolisce e i ricordi coincidono con l’adesso, con il qui ed ora.  E qui ed ora, mentre scrivo, rivedo le parole sul muro bianco della casa di Benito: ignobile offesa e minaccia di chi vigliaccamente nasconde nottetempo il proprio volto e la mano sporca di vernice nera per aggredire moralmente una persona che ha sempre avuto il coraggio di lottare a viso aperto per le proprie idee. Vedo la stessa mano che scrive, con la stessa vernice, con gli stessi caratteri, lo striscione di bentornato ad un sindaco appena scarcerato. Ora, mentre scrivo, rivedo la frase che, il giorno dei funerali di Benito, un animo spregevole di donna annotava in un social: “Oggi è stata una bella giornata”.  E sento riecheggiare, qui e ora, le parole di un sacerdote – dure, sferzanti - che trafiggono come lama il silenzio e il dolore dei presenti in chiesa; risento il suo lamento, servile e inopportuno, perché nel commemorare Benito avevamo fatto riferimento alla sua attività politica a favore della collettività. Come se quell’impegno politico fosse un peccato inemendabile, un’offesa al “Signore” locale che non poteva essere consentita.   

No, non possiamo dimenticare, finché il presente sarà come il passato. Finché l’inerzia, l’acquiescenza, l’opportunismo, la paura consentiranno che il presente continui ad essere come il passato.

Pesanti atti di intimidazione ci hanno colpito in questi ultimi tempi: qualcuno pensa di farci pagare il nostro essere uomini liberi e la nostra passione per la legalità. La nostra risposta, ferma e serena, è nelle parole pronunciate da Benito nella sua ultima intervista televisiva: “Non abbiamo paura”. Anche se non ci aiuta il silenzio e la solitudine che circonda il nostro impegno per il bene comune, non ci fermeremo, non ci fermeranno.

 

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