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La poesia di Libero de Libero

Nella "Solitudine" l'alba che il poeta descrive in poesia

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La poesia di Libero de Libero, orgoglio del nostro territorio e faro che accoglie e che guida i cultori della poesia del novecento.  Poeta, critico d’arte e narratore a cui tra l’altro sono molto legato non solo perché mio conterraneo e poeta principale di riferimento per le mie composizioni, ma soprattutto perché i suoi versi, contengono tracce innegabili che riconducono alle atmosfere vivide della nostra terra, quella Fondana appunto, che egli evoca di continuo in un tessuto denso e appassionato.

Libero De Libero è nato a Fondi nel 1906 e tra Ferentino e Alatri, due centri in provincia di Frosinone, compì gli studi classici.  Nel 1927 poi, si trasferì a Roma per frequentare   i corsi universitari di giurisprudenza.

La sua era una famiglia numerosa e mi piace ricordare, quanto lui dichiarò, con spirito sincero e disarmante, nel corso di un’intervista rilasciata nel 1960: "Sono stato il solito ragazzo nutrito con schiaffi, fette di pane e libri d'ogni specie che, un giorno, scrive una poesia e se ne vergogna più che d'un grosso peccato, poi da giovane ci riprova e se ne vergogna di meno, ma da uomo ha continuato senza tanti scrupoli". Ecco, questo è il tono che il poeta usa per descrivere la sua adolescenza di provincia e che fa trasparire quanto, tra l’altro, questa sua passione fosse così forte da superare ogni remora o incertezza.

De Libero, frequenterà per un anno anche un convento seminario a sud di Roma con la promessa di farsi frate. Esperienza dalla quale nascerà tra l’altro uno dei suoi romanzi di maggior successo “Camera Oscura”, scritto nel 1950 e pubblicato due anni più tardi nel 1952. La sua vasta bibliografia contiene svariate opere, ma io mi limito in questo appuntamento, a mettere a fuoco una sua poesia toccante e assai intensa: "Solitudine".

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