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Quattro chiacchiere con un ingegnere

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Abbiamo iniziato questa rubrica la scorsa settimana intervistando un giovane attore fondano, con un articolo uscito nelle News. Questa volta ci siamo cimentati nell’intervista di un altro giovane ragazzo fondano che di mestiere fa l’ingegnere. Il suo nome è Cesidio Francesco Serone e ha 27 anni. Ha studiato all’università di Tor Vergata laureandosi sia alla triennale che alla specialistica con 110 e lode e ora lavora come ingegnere in un’azienda farmaceutica di Latina e quello che mostra da questa intervista è la grande passione che ci mette nel lavoro a dimostrazione del fatto che, nonostante la crisi, qualcuno ce la fa e, con impegno, quasi sempre, i sogni si realizzano.
Partiamo dall'inizio, raccontaci i tuoi studi e le scelte che ti hanno portato ad intraprenderli.

“Non c'è stato un solo giorno in cui non abbia voluto studiare, mi è sempre piaciuto... Suppongo di essere il classico secchione, o nerd, come si preferisce dire di questi tempi, ma credo di aver avuto anche una discreta vita sociale. Ogni scelta di studio è maturata dall'esperienza precedente - probabilmente non avrei scelto Ingegneria se prima non fossi andato al Liceo e prima ancora alla Garibaldi - è stato tutto un percorso naturale e spontaneo, guidato dalla passione per le materie di studio”

So che durante l'università sei stato in Svezia...

“Yes, progetto Erasmus, Gennaio-Giugno 2009. E' stata la classica situazione win-win, perché mi sono divertito, reso più indipendente, fatto esami oggettivamente più facili che in Italia (sempre se l'Inglese “t'aregge”, come dicono a Roma) e in più il CV è stato più apprezzato in fase di colloqui di lavoro, successivamente. Non è facile adattarsi a un altro Paese e occorrono fondi propri per mantenersi, ma l'Erasmus lo consiglio caldamente a tutti. Le aziende dopo ti assumeranno per i festini ai quali prenderai parte fuori dall'Italia. E' un concetto estremo, ma è così che funziona.”

È stato difficile adeguarsi al mondo del lavoro?

“Moltissimo. Affronto ogni nuova esperienza con atteggiamento pessimista, e paradossalmente, questo aiuta a rendere tutto più facile, visto che la nuova realtà non è mai dura come mi aspettavo. Nel caso del salto dallo studio al lavoro, invece, il mio pessimismo non è stato sufficiente a prepararmi. Il mondo del lavoro ti cambia completamente, la sera esci e sai che non puoi fare tutto quello che ti pare perché il giorno dopo dovrai essere fresco ed energico, sul lavoro. La mattina ti alzi, piove e non stai bene, eppure sai che devi alzarti e uscire. Tutto sommato, sembra che non cambi nulla, perché come ti assentavi all'Università ti puoi assentare, nei limiti del possibile, dal lavoro. In realtà, cambia un mondo”

Lavoro o studio? Quale dei due mondi preferisci?

“Se intendi vita univesitaria o vita lavorativa, dipende dall'età. La vita universitaria, con i suoi esami e lezioni, ma anche le amicizie, le uscite, i divertimenti e i viaggi da pendolare è sicuramente bella da vivere, si, ma fino a un certo punto; sarebbe triste vivere per sempre in quel modo. A un certo punto occorre cambiare. Se intendi proprio letteralmente quello che chiedi, allora mi spiace, ma la domanda non ha senso: lo studio è presente in ogni attività che si fa, c'era prima del lavoro, c'è durante, pur con difficoltà, e ci sarà anche quando il lavoro finirà. Non riesco a immaginare una vita senza studiare.”

Ingegnere in un'azienda farmaceutica; ha i suoi pro e i suoi contro, quali sono i tuoi?

“I pro: il settore farmaceutico è uno dei pochi ancora in buona salute, il che consente di investire sul futuro, e questo si traduce anche in chance date ai giovani, laddove molte realtà queste chance e queste responsabilità non si sognano nemmeno di affidarle a degli sbarbati usciti dall'Università. L'altro vantaggio è che per chi ama Fondi, il farmaceutico consente di non emigrare, anche se occorre prendere questo punto con i piedi di piombo: prima o poi, tocca quasi a tutti viaggiare, se non per sempre, almeno per qualche anno, quindi la vicinanza è un classico "nice to have", ma certamente non dev'essere irrinunciabile.
Infine, il farmaceutico per un Ingegnere del ramo industriale offre molte "terre di conquista", visto che si cerca continuamente di implementare pratiche più snelle ed efficaci, in gergo tecnico "lean", che, oggettivamente, sono più mature in altri settori. Contro: il farmaceutico è uno dei settori più "lenti" del mondo industriale, l'innovazione spesso può essere frenata da norme e consuetudini. Questo difetto si mitiga cercando di essere propositivi e capendo che rischi comporta un cambiamento. In fondo, comunque, è anche giusto che non si possano stravolgere i processi, considerato che si fanno farmaci, non caramelle.”

Quali sono i tuoi interessi? Riesci sempre a conciliarli con il lavoro?

“Mi piace leggere, in particolare fumetti, in particolare Marvel, in particolare l'Uomo Ragno, personaggio di cui guardavo le vignette prima ancora di saper leggere. Non disdesgno libri, anche se la mole di fumetti non mi lascia spesso spazio per altro. Tra gli autori che preferisco: Coleridge, King, Gaiman, Conrad, Orwell, Montale. Mi piace ascoltare musica, spesso passando dai System of a Down a Rino Gaetano, e poi Genesis, U2, REM, Queen, Ligabue, Dire Straits, Litifiba... insomma, i soliti sospetti. Poi mi piace stare con gli amici, occuparmi degli animali che ho in campagna, passeggiare nella natura a piedi o in bici. Viva i paesaggi di Fondi, finchè non li cementificano tutti! Infine, mi piace scrivere. Se riesco a conciliare gli interessi con il lavoro? Ti riporto un episodio di ieri sera, quando parlavo proprio dei miei interessi con un collega di lavoro, che non immaginava minimamente niente di tutto ciò che ho riportato. Dopo due anni che ci si conosce con questo collega, questo ti fa capire come il lavoro sia ormai preponderante. Direi che l'unico modo per conciliare interessi e lavoro è avere i week end che li separi di netto.”

Se non avessi fatto l'ingegnere, cosa ti sarebbe piaciuto diventare?

“Uno scrittore. Ma avevo paura che avrei fatto la fame, quindi per ora la scrittura resta un hobby...”

Che consiglio daresti a chi sta entrando ora nel mondo del lavoro e che si vede molte porte chiuse in faccia a causa della crisi?

“Insistere sempre e comunque. Valorizzare il proprio CV, senza gonfiarlo, però. E soprattutto, se una porta non si apre, o cambi chiave, o cambi porta: o provi a fare esperienze preliminari che ti aiutino (lavoro-studio all'estero, un Master) o provi a bussare da altre realtà, senza aver paura di spostarsi, perchè per rientrare e avvicinarsi c'è sempre tempo.”

Quali sono i tuoi progetti lavorativi per il futuro?

“Crescere nel lavoro, imparando sempre di più, e mettendo in pratica, nei limiti del possibile, i principi del "gestionalesimo": 5S, Kaizen, Value Stream Mapping e altre amenità note solo a pochi adepti. L'Ingegnere Gestionale è spesso trattato come uno inferiore dagli altri Ingegneri, e oggettivamente il suo è un percorso di studi più facile di altri corsi (ma non di tutti, eh!), eppure è anche l'unica figura di Ingegnere che, almeno nel mondo industriale, può mettere in pratica ciò che ha studiato. Non sognavo di progettare Ferrari per ritrovarmi a fare il Gestionale. Sognavo di fare il Gestionale, e sto facendo il Gestionale.”

A cosa aspiri, cosa ti farebbe dire: "ora mi sono realizzato"?

“Il mio obiettivo è diventare almeno, e con almeno intendo che sto volando basso,  Direttore di Produzione e/o Logistica. Ma arrivarci conservando l'energia, la voglia e gli interessi che ho adesso, quindi da essere umano. Arrivarci magari continuando a scrivere. Il successo nel lavoro e una vita piacevole. L'ideale sarebbe questo, anche se ovviamente è e sarà sempre una sfida coniugare i due mondi.”

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